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Costruito nel 1666 come conclusione della coeva via Gallio, è sul posto della porta Iacobelli o porta dei Cappuccini da cui parte la strada per S. Donato. Costruito a tutto sesto in pietra squadrata, all’interno ha sottili cornici che sottolineano l’imposta, mentre all’esterno è tutto profilato di conci.
Sorta nel secolo XVII, probabilmente coeva alla costruzione dell’adiacente monastero delle Teresiane, da cui con un passaggio coperto si accedeva direttamente alla chiesa stessa.
A pianta ottagonale con campanile incorporato, è in muratura di pietra a vista.
La facciata d’ingresso ha un portale incorniciato da paraste e da un timpano triangolare, e sugli angoli è delimitata da lesene che si concludono con un cornicione a mezza altezza.
La parte superiore ha una grossa finestra ovale, con cornice mistilinea, cornicione che rilega tutto il volume e timpano triangolare.
Costruito nella seconda metà del XIX secolo, forma insieme al palazzo Sipari la quinta conclusiva del corso Gallio. È a tre piani: il piano terra, con botteghe e portale sormontato da un balcone con mensole di pietra, ha l’intonaco disegnato a riquadri orizzontali. Il primo piano ha una serie di finestre a tutta altezza con ringhiere, rifinite da una cornice sporgente raccordata da volute ai montanti laterali. L’ultimo piano, separato da un sottile marca davanzale, ha semplici finestre con cornici e volute. Il cornicione terminale non ha mensole.
Ricordata da G. P. M. Castrucci come chiesa della Madonna « da piè le case», chiude a sud il rione Ospedale, in prossimità della scomparsa porta Ricci, uno dei due accessi meridionali al paese. Piccola aula rettangolare, ha la facciata incorniciata da due paraste, con un timpano triangolare sul portale sormontato da una finestra semicircolare.
Campanile (sec. XVI) della Chiesa di S. Simeone Profeta su preesistente torrione delle mura (sec. XIV).
Iniziato a costruire intorno al 1600 dal cardinale Tolomeo Gallio, fu portato a termine dal nipote Francesco I nel 1633, tranne che per il portico e per la scalinata, aggiunti tra il 1657 e il 1685 da suo figlio Tolomeo II, che fece costruire anche la casa del governatore, le nuove carceri ed ingrandire la piazza « con un poggiolo di pie-tra» (G. P. M. Castrucci, op.cit.). I successivi duchi decorarono riccamente il palazzo, che ha un salone dei ricevimenti rettangolare con volta a botte ribassata e camino monumentale, e la sala del trono, attualmente sala consigliare. Dagli inventari delle vendite delle suppellettili, che iniziarono nel 1800, alla morte di Carlo Tolomeo IV, risulta che il palazzo era ricco di quadri, arazzi, mobili intarsiati, specchi, argenterie, armi, cristalli ecc. Nel 1841 il palazzo fu venduto a 21 privati cittadini, che poi lo rivendettero al comune perché vi venisse posta la sede municipale. Il grosso edificio si affaccia con due piani sulla via Gallia, sviluppandosi in lunghezza con un portico a cinque arcate a tutto sesto, poi con un corpo sostenuto da massicci contrafforti, infine con un corpo angolare sostenuto da mensole e archi pensili, infissi sormontati da fregi di stucco e finestrine polilobate nell’attico. La sala dei ricevimenti, posta sopra il portico, ha un piccolo balcone rettangolare sorretto da mensole sagomate in pietra.
Ricordata da G. P. M. Castrucci come chiesa della Madonna « da piè le case», chiude a sud il rione Ospedale, in prossimità della scomparsa porta Ricci, uno dei due accessi meridionali al paese. Piccola aula rettangolare, ha la facciata incorniciata da due paraste, con un timpano triangolare sul portale sormontato da una finestra semicircolare.
Costruito nel XVI-XVII secolo, ha subito vari rimaneggiamenti. La veste attuale è ottocentesca.
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